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Mese: Febbraio 2016

Burnout professionale

Burnout professionale

Quando si impegnano molto tempo e sforzi per il proprio lavoro e se ne riceve in cambio solo stress e pochissima gratificazione, a lungo termine questo può produrre una condizione di burnout. Ci si sente esausti, senza motivazione, apatici, ansiosi, sopraffatti, con un senso di vuoto. Il lavoro perde significato, vanno perdute le ambizioni e gli interessi che un tempo erano invece vivi e presenti.

Le cause possono risiedere in uno sbilanciamento tra le responsabilità crescenti e la personale capacità di farvi fronte; un lavoro ripetitivo e noioso, poco creativo e variabile, molte ore di lavoro e magari il portarsi il lavoro a casa, il restringimento delle attività piacevoli, della vita sociale, del tempo dedicato agli hobbies; il fatto di non ricevere le promozioni o i riconoscimenti economici che si ritiene di meritare dopo molti anni di “fedeltà” alla stessa azienda.

Una consulenza su questo tipo di problematica può identificare le cause del burnout, fornire gli strumenti per meglio gestire lo stress, trovare il coraggio di intraprendere una nuova carriera professionale, oppure migliorare le abilità comunicative per creare un ambiente lavorativo più piacevole, imparare a stabilire confini, a dire “no”, a ripristinare una adeguata e soddisfacente vita privata e sociale.

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Problematiche sessuali

Problematiche sessuali

Le problematiche sessuali che affliggono sia uomini che donne hanno una pesante ricaduta sulla qualità di vita delle persone. Compromettono la soddisfazione individuale e di coppia ed interferiscono con la realizzazione di eventuali progetti di maternità e paternità.

La ricerca sessuologica ha messo gli psicoterapeuti in grado di offrire un aiuto efficace per la maggior parte di queste problematiche, molto più frequentemente legate ad una dinamica d’ansia piuttosto che ad una disfunzione organica.

La terapia cognitivo-comportamentale, in particolare, rappresenta un approccio diretto e breve per la cura di questo tipo di difficoltà.

  • Carenza dell’eccitazione sessuale
  • Fobie sessuali
  • Disfunzioni dell’erezione
  • Eiaculazione precoce o ritardata
  • Vaginismo
  • Dispareunia
  • Disfunzione dell’orgasmo femminile

Una volta escluse le cause di origine medica, lo psicologo può affrontare gli aspetti emotivi ed affettivi che possono sottostare a queste disfunzioni.

Lo studio di terapia cognitivo-comportamentale offre percorsi personalizzati per persone o coppie desiderose di rendere la propria vita intima pienamente soddisfacente.

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Disturbi psicosomatici

Disturbi psicosomatici

I disturbi psicosomatici sono condizioni in cui lo stress e problemi d’ansia contribuiscono a determinare sintomi fisici che non sono pienamente spiegabili o giustificabili da un disturbo organico accertato. La sintomatologia più frequente comprende emicrania, ipertensione, problemi gastrointestinali, nausea, colite, crampi, dolori cronici. Non è raro che queste condizioni siano associate con un disturbo d’ansia o con la depressione, ma possono anche comparire in un periodo della propria vita particolarmente stressante e carico di emozioni negative.

Accanto a questi disturbi, nei quali i fattori psicologici sono l’unica causa di un disagio fisico, vi sono anche i disturbi nei quali i fattori psicologici giocano un ruolo non esclusivo ma comunque rilevante nella loro insorgenza e successiva evoluzione. Lo stato emotivo di una persona, infatti, è capace di influenzare in modo significativo il decorso di una malattia fisica o l’esito di un intervento chirurgico.

Il sostegno psicologico può dunque essere indicato anche nei casi in cui vi sia una base medica accertata del disturbo.

Attenzione: talvolta si parla erroneamente di disturbo psicosomatico quando gli esami medici non rilevano alcuna causa della malattia. Non è così. Può infatti accadere che le vere cause del malessere non siano rilevate dal medico, a causa della limitatezza degli strumenti diagnostici. Per questo motivo è necessario affidarsi ad uno psicologo in grado di correttamente valutare le relazioni tra i fattori psicologici, fisiologici, comportamentali e sociali che influenzano la salute e la qualità della vita.

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Gestione della rabbia

Gestione della rabbia

La rabbia è una delle emozioni che proviamo, la cui funzione è quella di proteggere da pericoli attraverso un atteggiamento di autodifesa, ma anche di aiutarci a raggiungere i nostri obiettivi abbattendo gli ostacoli. In questo senso è una emozione funzionale all’affermazione personale e alla difesa dei propri diritti di persona.

È un’emozione che comporta una intensa attivazione fisiologica  che si esprime con una risposta intensa e immediata. A monte, c’è un dialogo interiore con tutta una serie di argomentazioni che la giustificano e che ruotano intorno alla possibilità di riversarla su qualcuno. Si tratta di pensieri ostili che possono condurre a comportamenti aggressivi o violenti, capaci di ferire e non solo fisicamente. La difficoltà a gestire e comunicare in modo costruttivo la propria rabbia causa disagio anche a chi la prova, attraverso una sgradevole sensazione di perdita di controllo. Chi ha uno stile comunicativo aggressivo, inoltre, viene più facilmente isolato, emarginato, va spesso incontro al biasimo, fa più fatica ad instaurare rapporti sociali basati sul rispetto e la stima reciproci. La persona che ha frequenti attacchi d’ira, oltre a essere maggiormente esposta a rischi per la sua salute mentale e fisica, pone seri rischi per la serena convivenza.

Attraverso un percorso con uno psicologo cognitivo-comportamentale, la persona può comprendere cosa c’è alla radice della propria rabbia, identificare gli stimoli che la innescano e apprendere modalità sane di gestirla e di esprimerla.

L’incrementata capacità di auto-regolazione emotiva consente di affrontare situazioni stressanti con un migliorato senso di controllo ed equilibrio. I benefici non sono solo per la salute personale, ma anche per le persone con cui si entra in relazione, che saranno più disponibili, inclini ad ascoltare quello che si ha da dire, più disposte ad instaurare un rapporto autentico piuttosto che basato sulla paura.

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Fobie sociali

Fobie sociali

Chi soffre di fobia sociale sperimenta un’ansia elevata in situazioni di interazione sociale, al punto da evitare tali situazioni, isolarsi ed apparire agli occhi degli altri inibito, distante, chiuso, addirittura ostile. Alcune delle tipiche situazioni in cui la persona si trova a dover gestire un’ansia eccessiva sono ad esempio: parlare ad un certo numero di persone, essere al centro dell’attenzione, avere a che fare con persone con autorità, ricevere critiche da qualcuno, essere osservati mentre si lavora, esprimere un proprio punto di vista ad una riunione. Questo tipo di fobia è molto invalidante, perché coinvolge aspetti molto importanti della vita delle persone, l’interazione sociale e la comunicazione, con una ricaduta pesantissima sulla vita professionale, affettiva, sentimentale. Ciò potrebbe significare dover rinunciare ad una carriera professionale pur possedendo tutte le competenze e le conoscenze necessarie, oppure rinunciare alla possibilità di una vita di coppia, oppure rinunciare al sostegno e all’affetto di amici.

La terapia cognitivo-comportamentale si concentra su una attiva acquisizione sia di capacità di auto-regolazione dell’ansia, sia di abilità sociali utili per fronteggiare situazioni di interazione (training di assertività), risultando la forma di terapia più pragmatica ed utile in questo genere di difficoltà.

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Fronteggiare la violenza

Fronteggiare la violenza

La fondamentale manifestazione della violenza nelle relazioni intime consiste in tutta una serie di strategie anche molto sottili per acquisire e mantenere una solida posizione di potere e controllo. Di conseguenza, chi è prigioniero di una relazione maltrattante difficilmente riuscirà a liberarsene da sola.

Se la violenza è molto grave, la pericolosità del maltrattante è elevata e la donna ha bisogno di un immediato allontanamento, è necessario chiedere aiuto presso le Forze dell’ordine, i Servizi sociali del proprio Comune, oppure chiamando il numero nazionale anti-violenza 1522 per essere inviata presso il Centro anti-violenza più vicino.
Nei casi in cui l’incolumità della donna non è immediatamente a rischio e per i motivi più vari, la fuga non è una soluzione che la persona desidera mettere in atto, un intervento mirato alla tutela della sicurezza personale è comunque possibile.

L’elaborazione di un piano di sicurezza personalizzato mette la vittima nella condizione di essere maggiormente consapevole delle proprie risorse personali e delle risorse disponibili all’interno della comunità. Attraverso una attenta analisi comportamentale, vengono individuate le azioni e le strategie per incrementare il livello di sicurezza personale e dei propri figli, ed essere preparata alla successiva esplosione di violenza sapendo di avere delle scelte possibili su come rispondere ad essa. Difficilmente il maltrattante modificherà il proprio comportamento aggressivo, e la donna che subisce la violenza non potrà mai avere il potere di gestirla, tuttavia la donna può rendere se stessa più efficace nel proteggersi.

Denunciare le violenze e chiedere un intervento a livello istituzionale (da parte della Giustizia o dei Servizi sociali) è comunque lo strumento di tutela principale e talvolta insostituibile, oltre che un diritto delle cittadine.

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Linguaggi di genere

Linguaggi di genere

Seminario sul sessismo nel linguaggio, di cui la dott.ssa Elena Grilli è stata responsabile scientifica.

Il progetto di un seminario di approfondimento degli aspetti linguistici della discriminazione di genere è nato dall’esigenza di contrastare il fenomeno della violenza sulle donne attraverso una crescente consapevolezza che essa affonda le sue radici in una rappresentazione sociale della donna, spesso sminuita quando non addirittura oscurata.

Le relatrici che si sono succedute hanno affrontato da diverse angolazioni la tematica del sessismo nella cultura e nel linguaggio. L’intervento della dott.ssa Elena Grilli ha illustrato come il linguaggio usato in modo sessista alimenta la violenza verso le donne, denigrandole o aggredendole quando non si conformano all’idea maschile di “femminilità”.

Scarica gli atti del seminario:

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fEMPOWER: il libro

fEMPOWER: il libro

Una esperienza di gruppo per donne vittime di violenza nelle relazioni sentimentali.

Dal 2006 al 2019 la dott.ssa Grilli ha collaborato con il centro antiviolenza di Ancona “Donne e Giustizia”. All’interno di questa collaborazione è stato realizzato un laboratorio di donne, sopravvissute alla violenza maschile, che desiderano ricostruire se stesse, riprendere in mano la propria vita, che la violenza aveva tentato di scippare, schiacciare, annichilire. Una volta ritrovata la libertà dalla violenza, la sfida è quella di rimettere insieme i pezzi, per tornare ad essere serene, con una sana fiducia in se stesse, capaci di difendere i propri diritti, concentrate sul proprio benessere personale.

Il gruppo fEMPOWER mirava a fornire alle donne che lo desideravano uno spazio nel quale liberamente esprimere se stesse, in un clima di accoglienza e di rispetto. La relazione fra donne è già un elemento di sostegno psicologico importante, di grande aiuto nel contrastare gli effetti devastanti della violenza psicologica (insulti, squalifiche, umiliazioni, minacce, intimidazioni, persecuzioni, controllo, isolamento, svalutazione, colpevolizzazione). Il gruppo è inoltre uno spazio di elaborazione e di innalzamento della consapevolezza rispetto alle seguenti aree:

  • conoscenza delle dinamiche della violenza e delle strategie di fronteggiamento ed autoprotezione;
  • conoscenza e gestione dell’ansia e delle paure;
  • affermazione personale e difesa dei propri diritti attraverso la comunicazione assertiva.

Dal laboratorio realizzato nel primo anno di attività del gruppo, è nato il libro FEMPOWER, che può essere una utile traccia per riproporre il laboratorio anche in altri contesti.

Scarica l’ebook in formato kindle

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Disturbo da attacchi di panico

Disturbo da attacchi di panico

Chi soffre di attacchi di panico ha improvvisi e ripetuti episodi di ansia molto intensa, che possono durare alcuni minuti, in situazioni in cui non vi sono pericoli reali. Le paure più ricorrenti sono quelle di perdere il controllo di sé, di diventare pazzi, di morire improvvisamente (ad esempio per un attacco cardiaco) oppure di svenire. Il primo impulso è quello di fuggire dalla situazione in cui ci si trova. I sintomi fisici più comuni sono tachicardia, palpitazioni, tremori, sensazione di soffocamento, dolore al petto, nausea, senso di sbandamento, giramento di testa, torpore, formicolio, brividi.

Gli attacchi di panico possono accadere in qualunque momento, per cui alla fine si sviluppa la paura di avere un altro attacco. Quest’ultimo timore finisce per limitare la vita sociale e lavorativa di chi ne soffre, che inizierà ad evitare le situazioni in cui ha sperimentato un attacco.

La prima buona notizia per chi ha sperimentato attacchi di panico…

… è che nessuno dei timori che ha sono destinati ad avverarsi.

La tachicardia non significa che sta per arrivare un attacco cardiaco, ma solo che il proprio corpo è iper-attivato, come comunemente avviene quando si è in ansia; i giramenti di testa o la sensazione di avere la testa leggera non significano che si sta per diventare pazzi, né che si sta per svenire, è solo il prodotto dell’iperventilazione.

Tutti i sintomi fisici che si sperimentano, di fatto, sono il risultato dell’attivazione del nostro sistema di protezione dalla minaccia. La paura di perdere il controllo e di fare gesti inconsulti o impulsivi non è reale: anzi il controllo in quel momento è perfino maggiore di quello di cui si avrebbe bisogno. E nessuno con un disturbo d’ansia è destinato a diventare pazzo.

La seconda buona notizia…

… è che sono state messe a punto, negli ultimi decenni, tecniche con una buona efficacia per la remissione di questa sintomatologia. In particolare la terapia cognitiva – che identifica e modifica gli schemi di pensiero disfunzionali che tengono in vita l’ansia – e la terapia comportamentale – che permette la desensibilizzazione dell’ansia nelle situazioni a cui essa è associata.

Approfondisci altri disturbi d’ansia

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