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Disturbo da attacchi di panico

Chi soffre di attacchi di panico ha improvvisi e ripetuti episodi di ansia molto intensa, che possono durare alcuni minuti, in situazioni in cui non vi sono pericoli reali. Le paure più ricorrenti sono quelle di perdere il controllo di sé, di diventare pazzi, di morire improvvisamente (ad esempio per un attacco cardiaco) oppure di svenire. Il primo impulso è quello di fuggire dalla situazione in cui ci si trova. I sintomi fisici più comuni sono tachicardia, palpitazioni, tremori, sensazione di soffocamento, dolore al petto, nausea, senso di sbandamento, giramento di testa, torpore, formicolio, brividi.

Gli attacchi di panico possono accadere in qualunque momento, per cui alla fine si sviluppa la paura di avere un altro attacco. Quest’ultimo timore finisce per limitare la vita sociale e lavorativa di chi ne soffre, che inizierà ad evitare le situazioni in cui ha sperimentato un attacco.

La prima buona notizia per chi ha sperimentato attacchi di panico…

… è che nessuno dei timori che ha sono destinati ad avverarsi.

La tachicardia non significa che sta per arrivare un attacco cardiaco, ma solo che il proprio corpo è iper-attivato, come comunemente avviene quando si è in ansia; i giramenti di testa o la sensazione di avere la testa leggera non significano che si sta per diventare pazzi, né che si sta per svenire, è solo il prodotto dell’iperventilazione.

Tutti i sintomi fisici che si sperimentano, di fatto, sono il risultato dell’attivazione del nostro sistema di protezione dalla minaccia. La paura di perdere il controllo e di fare gesti inconsulti o impulsivi non è reale: anzi il controllo in quel momento è perfino maggiore di quello di cui si avrebbe bisogno. E nessuno con un disturbo d’ansia è destinato a diventare pazzo.

La seconda buona notizia…

… è che sono state messe a punto, negli ultimi decenni, tecniche con una buona efficacia per la remissione di questa sintomatologia. In particolare la terapia cognitiva – che identifica e modifica gli schemi di pensiero disfunzionali che tengono in vita l’ansia – e la terapia comportamentale – che permette la desensibilizzazione dell’ansia nelle situazioni a cui essa è associata.

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