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Giorno: 9 Febbraio 2016

Burnout professionale

Burnout professionale

Quando si impegnano molto tempo e sforzi per il proprio lavoro e se ne riceve in cambio solo stress e pochissima gratificazione, a lungo termine questo può produrre una condizione di burnout. Ci si sente esausti, senza motivazione, apatici, ansiosi, sopraffatti, con un senso di vuoto. Il lavoro perde significato, vanno perdute le ambizioni e gli interessi che un tempo erano invece vivi e presenti.

Le cause possono risiedere in uno sbilanciamento tra le responsabilità crescenti e la personale capacità di farvi fronte; un lavoro ripetitivo e noioso, poco creativo e variabile, molte ore di lavoro e magari il portarsi il lavoro a casa, il restringimento delle attività piacevoli, della vita sociale, del tempo dedicato agli hobbies; il fatto di non ricevere le promozioni o i riconoscimenti economici che si ritiene di meritare dopo molti anni di “fedeltà” alla stessa azienda.

Una consulenza su questo tipo di problematica può identificare le cause del burnout, fornire gli strumenti per meglio gestire lo stress, trovare il coraggio di intraprendere una nuova carriera professionale, oppure migliorare le abilità comunicative per creare un ambiente lavorativo più piacevole, imparare a stabilire confini, a dire “no”, a ripristinare una adeguata e soddisfacente vita privata e sociale.

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Problematiche sessuali

Problematiche sessuali

Le problematiche sessuali che affliggono sia uomini che donne hanno una pesante ricaduta sulla qualità di vita delle persone. Compromettono la soddisfazione individuale e di coppia ed interferiscono con la realizzazione di eventuali progetti di maternità e paternità.

La ricerca sessuologica ha messo gli psicoterapeuti in grado di offrire un aiuto efficace per la maggior parte di queste problematiche, molto più frequentemente legate ad una dinamica d’ansia piuttosto che ad una disfunzione organica.

La terapia cognitivo-comportamentale, in particolare, rappresenta un approccio diretto e breve per la cura di questo tipo di difficoltà.

  • Carenza dell’eccitazione sessuale
  • Fobie sessuali
  • Disfunzioni dell’erezione
  • Eiaculazione precoce o ritardata
  • Vaginismo
  • Dispareunia
  • Disfunzione dell’orgasmo femminile

Una volta escluse le cause di origine medica, lo psicologo può affrontare gli aspetti emotivi ed affettivi che possono sottostare a queste disfunzioni.

Lo studio di terapia cognitivo-comportamentale offre percorsi personalizzati per persone o coppie desiderose di rendere la propria vita intima pienamente soddisfacente.

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Disturbi psicosomatici

Disturbi psicosomatici

I disturbi psicosomatici sono condizioni in cui lo stress e problemi d’ansia contribuiscono a determinare sintomi fisici che non sono pienamente spiegabili o giustificabili da un disturbo organico accertato. La sintomatologia più frequente comprende emicrania, ipertensione, problemi gastrointestinali, nausea, colite, crampi, dolori cronici. Non è raro che queste condizioni siano associate con un disturbo d’ansia o con la depressione, ma possono anche comparire in un periodo della propria vita particolarmente stressante e carico di emozioni negative.

Accanto a questi disturbi, nei quali i fattori psicologici sono l’unica causa di un disagio fisico, vi sono anche i disturbi nei quali i fattori psicologici giocano un ruolo non esclusivo ma comunque rilevante nella loro insorgenza e successiva evoluzione. Lo stato emotivo di una persona, infatti, è capace di influenzare in modo significativo il decorso di una malattia fisica o l’esito di un intervento chirurgico.

Il sostegno psicologico può dunque essere indicato anche nei casi in cui vi sia una base medica accertata del disturbo.

Attenzione: talvolta si parla erroneamente di disturbo psicosomatico quando gli esami medici non rilevano alcuna causa della malattia. Non è così. Può infatti accadere che le vere cause del malessere non siano rilevate dal medico, a causa della limitatezza degli strumenti diagnostici. Per questo motivo è necessario affidarsi ad uno psicologo in grado di correttamente valutare le relazioni tra i fattori psicologici, fisiologici, comportamentali e sociali che influenzano la salute e la qualità della vita.

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Gestione della rabbia

Gestione della rabbia

La rabbia è una delle emozioni che proviamo, la cui funzione è quella di proteggere da pericoli attraverso un atteggiamento di autodifesa, ma anche di aiutarci a raggiungere i nostri obiettivi abbattendo gli ostacoli. In questo senso è una emozione funzionale all’affermazione personale e alla difesa dei propri diritti di persona.

È un’emozione che comporta una intensa attivazione fisiologica  che si esprime con una risposta intensa e immediata. A monte, c’è un dialogo interiore con tutta una serie di argomentazioni che la giustificano e che ruotano intorno alla possibilità di riversarla su qualcuno. Si tratta di pensieri ostili che possono condurre a comportamenti aggressivi o violenti, capaci di ferire e non solo fisicamente. La difficoltà a gestire e comunicare in modo costruttivo la propria rabbia causa disagio anche a chi la prova, attraverso una sgradevole sensazione di perdita di controllo. Chi ha uno stile comunicativo aggressivo, inoltre, viene più facilmente isolato, emarginato, va spesso incontro al biasimo, fa più fatica ad instaurare rapporti sociali basati sul rispetto e la stima reciproci. La persona che ha frequenti attacchi d’ira, oltre a essere maggiormente esposta a rischi per la sua salute mentale e fisica, pone seri rischi per la serena convivenza.

Attraverso un percorso con uno psicologo cognitivo-comportamentale, la persona può comprendere cosa c’è alla radice della propria rabbia, identificare gli stimoli che la innescano e apprendere modalità sane di gestirla e di esprimerla.

L’incrementata capacità di auto-regolazione emotiva consente di affrontare situazioni stressanti con un migliorato senso di controllo ed equilibrio. I benefici non sono solo per la salute personale, ma anche per le persone con cui si entra in relazione, che saranno più disponibili, inclini ad ascoltare quello che si ha da dire, più disposte ad instaurare un rapporto autentico piuttosto che basato sulla paura.

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Fobie sociali

Fobie sociali

Chi soffre di fobia sociale sperimenta un’ansia elevata in situazioni di interazione sociale, al punto da evitare tali situazioni, isolarsi ed apparire agli occhi degli altri inibito, distante, chiuso, addirittura ostile. Alcune delle tipiche situazioni in cui la persona si trova a dover gestire un’ansia eccessiva sono ad esempio: parlare ad un certo numero di persone, essere al centro dell’attenzione, avere a che fare con persone con autorità, ricevere critiche da qualcuno, essere osservati mentre si lavora, esprimere un proprio punto di vista ad una riunione. Questo tipo di fobia è molto invalidante, perché coinvolge aspetti molto importanti della vita delle persone, l’interazione sociale e la comunicazione, con una ricaduta pesantissima sulla vita professionale, affettiva, sentimentale. Ciò potrebbe significare dover rinunciare ad una carriera professionale pur possedendo tutte le competenze e le conoscenze necessarie, oppure rinunciare alla possibilità di una vita di coppia, oppure rinunciare al sostegno e all’affetto di amici.

La terapia cognitivo-comportamentale si concentra su una attiva acquisizione sia di capacità di auto-regolazione dell’ansia, sia di abilità sociali utili per fronteggiare situazioni di interazione (training di assertività), risultando la forma di terapia più pragmatica ed utile in questo genere di difficoltà.

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