Sostegno sociale e resilienza. Il progetto Abitare solidale
Numerosi studi rilevano come il sostegno sociale abbia un ruolo cruciale nel mantenimento della salute fisica e psicologica.
Esso innalza la resistenza allo stress e riduce il rischio di sviluppare una psicopatologia, anche in seguito a eventi particolarmente avversi.
Si definisce “resilienza” il processo di adattamento positivo di fronte alle avversità. È tanto più rafforzata quanto più l’individuo ha accesso al sostegno fornito attraverso i legami sociali. Avere, in un momento di bisogno, una rete di familiari, amici, vicini, membri della comunità disponibili a fornire aiuto sia materiale che psicologico, previene ad esempio depressione e disturbi d’ansia.
Il sostegno sociale è definito attraverso due dimensioni:
- una dimensione strutturale, costituita dall’ampiezza della rete sociale e dalla frequenza delle interazioni;
- una dimensione funzionale, rappresentata dagli aspetti emotivi (ricevere amore, comprensione empatica, ecc.) e materiali (aiuto pratico, assistenza, sostegno economico).
La maggior parte degli studi che si sono occupati della relazione tra resilienza e sostegno sociale hanno individuato nella dimensione funzionale del sostegno sociale il miglior predittore della salute di una persona. Ad esempio, in seguito ad un vissuto traumatico come un disastro, una grave perdita o una violenza subita, un disturbo post-traumatico da stress è meno probabile tra chi percepisce nelle proprie relazioni sociali stima, rispecchiamento del proprio valore personale, oppure consigli su come fronteggiare la difficoltà. Questo perché la persona diventa più fiduciosa circa la propria capacità di farcela e più attiva nel gestire e superare stress ambientali anche rilevanti.
Il processo diventa poi circolare, quando la persona restituisce positivamente all’ambiente circostante e alla comunità che gli è stata di sostegno, rimettendo in circolo le proprie capacità e risorse, che invece di venire “schiacciate” o annullate in meccanismi patologici che le bloccano, vengono valorizzate dal contesto e messe a loro volta al servizio di esigenze altrui.
Benché però vi siano solide evidenze scientifiche che illustrano bene questi meccanismi, vi è una relativa povertà di esperienze che facciano leva su di essi per innalzare la salute fisica e psicologica di una comunità.
Per questo motivo un progetto come “Abitare solidale” è davvero pionieristico in Italia. Sviluppato fin dall’inizio dall’associazione AUSER, e sperimentato in alcune città come Firenze, approda ora nelle Marche, a Osimo, coinvolgendo però vari territori della provincia di Ancona. L’obiettivo è “l’attivazione di percorsi di coabitazione tra anziani e non solo, residenti in case con più di una camera da letto, e quanti abbiano bisogno di alloggio e vivano una situazione di momentanea difficoltà. Un rapporto di convivenza basato su un patto abitativo che prevede un reciproco scambio di servizi, in sostituzione del tradizionale contratto d’affitto.” Va insomma ad intervenire su difficoltà individuali di tipo materiale (bisogno di una casa, bisogno di assistenza, solitudine) che hanno anche un potente impatto sul piano psicologico, in termini di vulnerabilità a depressione e non solo.
Sebbene infatti possa sembrare un banale accoppiamento tra il bisogno di una casa da un lato e il bisogno di assistenza o compagnia dall’altro, il progetto di social housing ha inevitabilmente una ricaduta più ampia: la costruzione di una comunità più coesa e solidale. Incide infatti direttamente e indirettamente su aspetti come: i legami sociali e affettivi, la capacità di rispondere empaticamente al bisogno, la responsabilità individuale e collettiva, la messa in circolo di capacità e risorse personali, la salute fisica e psicologica, la riduzione del rischio di psicopatologie, la resilienza, appunto.
Si tratta di un modello di vita sociale basato sulla reciprocità, che mette al centro la persona e valorizza i rapporti. Con questo spirito, e consapevole della potente valenza psicologica di questo percorso, collaborerò al progetto con entusiasmo, in quanto referente per l’associazione Donne e Giustizia, partner di AUSER Marche e AUSER Osimo nel progetto “Abitare solidale nelle Marche“.
Per le donne che hanno necessità di fuggire da un contesto familiare violento, questo progetto potrebbe essere una importante risorsa, se si considera che il principale ostacolo al percorso di fuoriuscita dalla violenza delle donne è proprio di tipo economico. In altre parole, molte donne che scelgono di restare con un partner violento lo fanno spesso perché non hanno alternative abitative.