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Il trattamento cognitivo-comportamentale dell’insonnia

Periodi di stress possono modificare le abitudini legate al sonno e portare delle difficoltà prima assenti.

Ad esempio attraversare cambiamenti importanti o fasi critiche della vita può alterare degli equilibri e può portare con sé anche difficoltà di addormentamento oppure interruzioni del sonno, oppure risvegli precoci, oppure un sonno duraturo ma non ristoratore. La vera e propria insonnia si sviluppa quando queste iniziali difficoltà persistono nel tempo e alterano il normale funzionamento diurno.

Il trattamento per l’insonnia previsto all’interno della terapia cognitivo-comportamentale prevede tecniche precise inserite in un piano individualizzato, dal momento che le necessità soggettive di sonno possono variare da caso a caso. Attraverso il monitoraggio del sonno e delle abitudini ad esso collegate sarà possibile individuare i fattori responsabili del problema e sarà possibile sviluppare un corretto approccio al sonno. Accade sovente che le strategie utilizzate dalle persone per eliminare l’insonnia siano disfunzionali e contribuiscano invece a peggiorare il problema. Ecco quindi che una difficoltà che avrebbe potuto essere temporanea e pienamente giustificata da una fase di vita un po’ più dura, si tramuti in un disturbo cronico del sonno. Talvolta si finisce nel circolo vizioso per cui più ci si sforza di dormire e più ci si agita e si rimane svegli.

Le strategie funzionali sono sia sul piano cognitivo (schemi di pensiero e convinzioni), che sul piano comportamentale (abitudini sane, igiene del sonno). Agendo su entrambi i fronti il sonno può tornare sereno, duraturo e regolare.

A volte le difficoltà legate al sonno sono sintomi di un disturbo ad esempio di tipo ansioso o depressivo che è necessario approfondire.