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Autore: elena

L’abuso nel post-separazione

L’abuso nel post-separazione

La violenza nelle relazioni di intimità è violenza di genere, che si esprime nelle varie forme di: violenza fisica, sessuale, verbale, emotiva, economica. Quando la relazione finisce, gli abusi non si interrompono, ma si adattano al nuovo contesto del post-separazione. La violenza solitamente tende ad aumentare in questa fase, divenendo in alcuni casi anche più terribile rispetto a quando si divideva lo stesso tetto. Il maltrattante tende a esercitare potere e controllo prendendo di mira i bambini e la genitorialità della ex compagna, la sua autonomia economica e la sua credibilità.

Le battaglie, che si incentrano sulla custodia dei bambini, sono alimentate dal desiderio del maltrattante di vincere, avere controllo, ferire o punire la donna che ha osato sfidarlo rivendicando la sua libertà.

Di seguito la “Ruota del potere e del controllo nel post-separazione”, che ho tradotto per Associazione Artemisia di Fabriano partendo dal lavoro di  OMB – One Mom’s Battle.

Gli abusi che coinvolgono i bambini e le bambine

La cosiddetta “contro-genitorialità” si manifesta minando di proposito il lavoro fatto dal genitore sano: interrompere le routine sane di sonno e alimentazione, contraddire le regole educative poste dall’altro genitore, ignorare le responsabilità scolastiche, impedire lo svolgimento dei compiti a casa, creando confusione nei bambini e un sovraccarico al genitore sano per ristabilire le linee di condotta adeguate. Il maltrattante potrebbe inoltre non condividere importanti informazioni sui bambini (ad esempio inerenti la salute o la scuola), usare i bambini per spiare o acquisire informazioni sull’ex partner, oppure forzare per avere i bambini con sé anche quando non sarebbe utile nel loro interesse.

La genitorialità del genitore maltrattante è spesso trascurante o addirittura abusiva. I bambini potrebbero essere esposti a contenuti inappropriati, in TV o nei videogiochi, oppure a persone tossiche. Per guadagnarsi benevolenza, il genitore abusante potrebbe usare metodi intimidatori o manipolativi, facendo leva sui loro bisogni, stati d’animo o paure. Spesso opera in modo manipolatorio per metterli contro l’altro genitore.

I bambini vengono pretesi in virtù del proprio diritto come genitore, ma per un uomo violento prendersi cura di loro è pesante, perché richiede autosacrificio, cosa di cui non è capace, quindi affibbia spesso i bambini a qualcun altro: i suoi genitori, una babysitter, chiunque purché non sia la madre.

Gli abusi sulle donne

Accanto alle strumentalizzazioni che colpiscono i figli, continua parallelamente l’operazione di distruzione dei legami e delle reti sociali. Attraverso la diffamazione o mettendo in giro menzogne e pettegolezzi che ne distruggono l’immagine e la reputazione, il maltrattante cerca sempre di isolare la donna dai familiari, dagli amici e dalla comunità. La dipinge come pazza, instabile, pretenziosa, disonesta.

Lo stesso intento malevolo può portare anche all’uso abusivo del sistema giudiziario, che comporta spesso una vera e propria devastazione sul piano finanziario a causa delle spese legali che la donna deve sostenere in un confronto spesso impari dal punto di vista delle possibilità economiche.

Il controllo economico, una sfaccettatura della violenza domestica che crea dipendenza, continua nel post-separazione attraverso l’erogazione irregolare o assente del dovuto mantenimento o l’impedimento ad avere e mantenere un lavoro. Ad esempio il genitore abusante potrebbe non restituire vestiti dei figli obbligando l’altra ad acquistarne continuamente di nuovi, distruggere i giocattoli fingendo che sia solo un piccolo incidente, rifiutare di contribuire a determinate spese necessarie per i figli, oppure pretendere un programma di visita che non tiene conto delle esigenze lavorative di lei.

Inoltre potrebbero continuare le aggressioni e le intimidazioni, sotto forma di atti persecutori: inviare un numero impressionante di messaggi attraverso i vari canali, di varia natura, dal manipolatorio al minatorio, creando preoccupazioni persistenti, irrequietezza e continuo stato d’allerta.

Il femminicidio è sovente l’esito di un fallimento di tutte queste strategie di potere e controllo sull’ex partner, tanto che a volte le donne temono di contrastarle su tutta la linea, in modo da “tenerlo buono”, dandogli piccole soddisfazioni che non minano completamente il suo senso di controllo.

Le conseguenze per le vittime

L’abuso nel post-separazione ha conseguenze a lungo termine sia per le donne che per i loro figli. Crea un persistente senso di minaccia, talvolta sottile e difficile da decodificare, soprattutto per i più piccoli.

I bambini e bambine assistono alle umiliazioni continue sulla propria madre, sono strumentalizzati, manipolati, confusi da messaggi contraddittori, spaventati per se stessi e per il genitore tutelante.

Le donne sentono, dopo tanti sforzi volti a liberarsi da una relazione tossica, di non essere affatto libere, e di essere esposte a un carico di stressors perfino superiore a quando stava insieme al partner maltrattante. Non ci si stupisce quindi che sono maggiormente vulnerabili al rischio depressivo oppure a ripensamenti che le riportano all’interno della relazione abusante.


Immagine in evidenza: da Freepik

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Aiutare a uscire dalla violenza – il libro

“Aiutare a uscire dalla violenza”, pubblicato da Edizioni Centro Studi Erickson, è un piccolo manuale guida per tutti coloro che operano nell’ambito del sostegno alle donne intrappolate in una relazione maltrattante per sostenerle nel loro percorso di uscita dalla violenza.

Il libro illustra in modo schematizzato e puntuale i principi cardine dell’intervento, anche in considerazione delle varie fasi del processo di fuoriuscita dalla violenza. Si tratta di un campo in cui improvvisare può essere davvero pericoloso. Fare una valutazione del rischio attendibile, avere presenti le sfide di ogni fase e i principali ostacoli che si incontrano, conoscere ed empatizzare con l’emotività e le modalità più o meno funzionali di cui sono portatrici le donne, sono fattori cruciali della competenza in questo ambito.

Il libro nasce dall’esperienza quasi ventennale in due centri antiviolenza e una casa rifugio, nei quali ho lavorato come operatrice di accoglienza o psicologa, in contesti di supporto individuale o di gruppo (laboratori: “fEMPOWER“, “La forza delle donne“, “Il cerchio di Banpo“).

Vengono composti in un quadro coerente il frutto dell’esperienza personale, le risultanze della letteratura scientifica, le buone prassi maturate all’interno dei centri antiviolenza D.i.Re., i protocolli internazionali.

Il testo rappresenta una guida utile a tutti gli operatori ed operatrici dei servizi pubblici e privati, anche con professionalità diverse, per sostenere colloqui con le donne che chiedono aiuto, rispettando la volontà di queste ultime e allo stesso tempo senza perdersi in quella realtà multiforme, caotica e contraddittoria che è la violenza.

INDICE

Premessa

Introduzione alle dinamiche della violenza maschile sulle donne

Le radici socio-culturali e politiche della violenza nelle relazioni di intimità

La dinamica del potere e del controllo

I luoghi comuni che giustificano la violenza

Il ciclo della violenza

Violenza di genere e conflittualità di coppia

Le principali conseguenze psicologiche della violenza

L’intervento con le donne che subiscono violenza

Il principio di non neutralità

Le risposte alla richiesta d’aiuto

La prima accoglienza

Discriminare se si tratta di conflittualità di coppia o violenza di genere

Gettare le basi di un rapporto di fiducia

Rilevare le aspettative e ascoltare i desideri

Addivenire a una prima valutazione del rischio

I successivi colloqui di accoglienza

Ricostruire la storia della violenza

Far emergere le dinamiche di potere e controllo

Identificare le strategie di resistenza e le risorse

Avere una valutazione della “readiness”

Identificare gli ostacoli alla fuoriuscita

Il sostegno lungo tutto il percorso di uscita dalla violenza

Curare l’aspetto della sicurezza

Contrastare la vittimizzazione

Ridare senso e coerenza

Gestire gli atteggiamenti disfunzionali

Il processo decisionale di fuoriuscita dalla violenza

Fase di inconsapevolezza della violenza

Aumentare la sicurezza della donna e dei bambini

Incrementare il grado di consapevolezza della violenza e delle sue conseguenze

Iniziare a spostare il focus dal maltrattante al vissuto della donna

Fase di ambivalenza

Aumentare la sicurezza delle donne e dei bambini

Mettere a fuoco le strategie di coping

Rinforzare la rete sociale

Discutere l’ambivalenza

Sostenere le donne che decidono di restare

Fase di preparazione alla fuoriuscita

Permettere alla donna di disporre delle informazioni chiave

Rafforzare la capacità di problem solving

Rafforzare la sicurezza in vista della fuoriuscita

Sostenere la fiducia nel cambiamento

Fase di attivazione e immediato post-separazione

Predisporre strategie per difendersi dallo stalking

Riconoscere il ciclo della violenza quando si ripresenta

Tenere alta la motivazione al cambiamento

Affrontare l’eventuale ritorno dal maltrattante

Fase della totale emancipazione dalla violenza

Procedere con il processo di rielaborazione della violenza

Proteggere il benessere emotivo

Promuovere l’assertività e una sana vita di relazione

Appendice

Piani di sicurezza

Fase di inconsapevolezza della violenza

Fase di ambivalenza

Fase di preparazione alla fuoriuscita

Fase di attivazione e immediato post-separazione

L’eventuale ritorno dal maltrattante

Totale emancipazione dalla violenza


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Il cerchio di Banpo 2023 a Fabriano

Il cerchio di Banpo 2023 a Fabriano

L’edizione 2023 de “Il cerchio di Banpo” si è svolta ancora una volta a Fabriano, nella sede del centro antiviolenza “Artemisia”. Ne hanno beneficiato 20 donne che hanno costituito un gruppo fantasticamente attivo e solidale.

Io ho portato indicazioni generali sulla comunicazione assertiva e tracce su:

  • come attestare stima a qualcuno;
  • dire no a una richiesta che giunge sgradita;
  • fare richieste;
  • fare una critica costruttiva;

Molti discorsi si sono concentrati sul riconoscere e rimuovere dentro di sé gli ostacoli all’affermazione personale (sensi di colpa, paure, sensazione di essere in difetto, difficoltà a riconoscere un proprio diritto).

Le donne del gruppo hanno portato invece le proprie emozioni, esempi di situazioni concrete per esercitarsi, e tanta tanta voglia di cambiamento.

Al di là del potere delle esercitazioni, per sperimentarsi capaci di relazionarsi diversamente, la forza del gruppo risiede proprio nella capacità delle partecipanti di darsi comprensione e supporto, in un clima del tutto privo di giudizio. Un modo validissimo per sentire autenticamente di andare bene, di essere meritevole di accettazione incondizionata, di avere bisogni e diritti inalienabili.

Comunicare rispettando l’altro ma soprattutto se stessi è la via privilegiata per coltivare una sana autostima. Per le donne, abituate a sentirsi trattare come persone “da meno” rispetto agli uomini, un luogo come questo è prezioso per scoprire il proprio valore personale.

L’edizione 2023 del laboratorio è stata soddisfacente, sia in termini di partecipazione che di gradimento delle partecipanti. Non mancherà un degno prosieguo nel 2024!



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Il cerchio di Banpo 2023

Il cerchio di Banpo 2023

In collaborazione con il centro antiviolenza di Fabriano “Artemisia”, parte la seconda edizione de “il cerchio di Banpo”. Si tratta di un laboratorio gratuito a disposizione delle donne del territorio. I cinque incontri ruotano intorno a tematiche significative dal punto di vista dell’autostima femminile. Il laboratorio, che ha riscosso grande successo e gradimento l’anno scorso, è quest’anno centrato su tematiche inerenti l’assertività e l’accrescimento della capacità di affermare se stesse e i propri diritti in modo costruttivo.

Il laboratorio è molto esperienziale, arricchito da esercitazioni e attività attraverso le quali consolidare abilità e consapevolezze importanti. Il contesto è quello di gruppo, in cui il confronto con le altre possa fungere da motore di crescita e cambiamento.

Gli incontri si terranno dalle ore 18 alle 20 nelle seguenti date:

9, 16 e 30 ottobre – 13 e 20 novembre 2023

Il gruppo è a numero chiuso. Ogni partecipante ha la possibilità di esprimersi, sperimentarsi e ricevere feedback nella misura in cui le è più utile. Vige una regola di totale libertà espressiva e di rispetto verso il vissuto di ciascuna, che per definizione viene considerato valido e quindi esente da qualunque tipo di giudizio.

I cinque incontri verteranno sulle seguenti tematiche:

  • Conoscere gli stili comunicativi, identificare il proprio;
  • Saper valutare i pro e i contro dei vari stili comunicativi;
  • Porsi obiettivi personali in termini di assertività;
  • Conoscere i propri diritti affermativi;
  • Saper dire “no” senza sentirsi in colpa;
  • Difendere un confine personale;
  • Difendersi da una molestia;
  • Saper fare una critica efficace;
  • Saper rispondere a una critica.

Ogni incontro sarà composto da una piccola introduzione sul tema, seguito da attività, esercitazioni, riflessioni e discussione libera tra le partecipanti. Principi centrali del laboratorio sono la libertà di esporsi nella misura in cui lo si desidera e il non giudizio, al fine di garantire un contesto quanto più sereno e sicuro a tutte le partecipanti.

Qui qualche informazione in più sul laboratorio e su altri servizi dello studio rivolti alle donne.

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Il senso di sé dopo la violenza di genere

Il senso di sé dopo la violenza di genere

Subire reiteratamente violenza di genere ha un indubbio impatto sul senso di sé.

La continua critica, le punizioni irragionevoli per comportamenti innocui, le manipolazioni della realtà che colpevolizzano in modo sistematico, il controllo stringente esercitato su ogni aspetto della propria vita hanno conseguenze durature su come la persona pensa, vede e parla di se stessa.

Centrale è il sentimento della vergogna, non solo rispetto a quanto accade all’interno della relazione maltrattante, ma anche e soprattutto rispetto a quello che si sente di essere.

Le parole più comuni che ho sentito pronunciare alle donne vittime di maltrattamenti sistematici quando si riferiscono a se stesse sono:

  • cattiva
  • sbagliata
  • indegna
  • non amabile

e una serie di sinonimi, tutti col significato di “non vado bene”. Mentre ci si sente in colpa per qualcosa di sbagliato che si sente di aver fatto, la vergogna è un sentimento che riguarda il “come sento di essere come persona”. All’estremo, la vergogna può diventare disprezzo di sé.

Oltre a essere maggiormente esposte a esperienze di ansia e depressione, anche una volta concluso il rapporto abusante, chi fa questo tipo di esperienza tende a ritirarsi, a evitare esperienze, a nascondersi, a diventare quasi invisibili. C’è una mancanza di motivazione ad attivarsi positivamente nel fare, dal momento che il pensiero sottostante diventa: “non mi merito di essere felice o di stare bene”.

Senza dubbio questo vissuto è tra le conseguenze traumatiche più gravi e durature connesse con la violenza di genere.

La ricerca ci dice che l’esperienza della vergogna è connessa col funzionamento del nostro cervello rettiliano, il che la rende viscerale, profonda, ma soprattutto inaccessibile sul piano cognitivo. Detto in parole povere: non basta dire a se stesse che “sono una brava persona”, “sono una persona di valore”, ecc. È necessario fare esperienze profonde di auto-compassione, che permettono di SENTIRE nel corpo emozioni di accoglienza, calore, rispetto.

C’è un repertorio di tecniche e strumenti, all’interno della terapia cognitivo-comportamentale, che mirano proprio a questo scopo e che rendono piano piano possibile un rapporto con se stesse più autentico, compassionevole e meno giudicante.

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Le parti di me

Le parti di me

Un’esperienza comune che facciamo come esseri umani è la sensazione di non essere un tutt’uno omogeneo e statico, quanto piuttosto un insieme eterogeneo di parti diverse tra loro.

Un vero casino!

Potremmo chiamarle “parti di noi” oppure “sfaccettature della nostra personalità”. Si tratta di aspetti del nostro modo di essere che ci permettono di essere adattabili, flessibili, capaci di rispondere in vari modi ai nostri bisogni in un ambiente mutevole.

Talvolta queste parti di noi ci appaiono in armonia tra di loro. Talvolta ci possono sembrare in conflitto o addirittura in contraddizione. Potremmo sperimentare una sensazione spiacevole di frammentazione o di confusione. Quante volte ci siamo detti: “Sono un vero casino!” Potremmo anche essere spaventati da lati di noi che emergono apparentemente senza motivo e nei quali in un secondo momento non ci riconosciamo.

La ricchezza di sfumature della nostra personalità di solito non è casuale. È anzi la struttura che ci siamo dati nello sforzo di adattamento all’ambiente in cui siamo cresciuti. Se di primo acchito ci appare incomprensibile, ognuna delle parti di noi c’è perché ci è servita, ci ha difeso, ci ha supportato, ci ha permesso di sopravvivere. Ha risposto a dei bisogni fondamentali, anche se potrebbe poi avere dei risvolti disfunzionali.

La personalità: un quadro dotato di senso

La clinica di stampo cognitivo-comportamentale dispone degli strumenti per rilevare le parti di noi, comprenderne il senso e il funzionamento, farne una sorta di mappa, un quadro dotato di senso, che ci permette di meglio conoscere quello che ci accade dentro nelle varie situazioni.

Superando il senso di vergogna e di colpa verso gli aspetti di noi meno sani, la terapia cognitivo-comportamentale consente di entrare nel meccanismo della nostra personalità senza giudizio e di potenziare la parte di noi più sana e funzionale.

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Disturbi di personalità

Disturbi di personalità

I disturbi di personalità sono caratterizzati da esperienze emotive e affettive inusuali ed estreme e, ovviamente, fonte di sofferenza e grave stress. Gli schemi di pensiero e di comportamento sottostanti sono poco sani e molto rigidi. Sono disturbi diversi tra loro, ma tutti determinano problematiche significative nelle relazioni e in generale, in ogni ambito della vita, fino al punto di comprometterle.

Secondo la classificazione del DSM V sono:

  • paranoide (sospettosità e diffidenza)
  • schizoide (freddezza e distacco emotivo)
  • schizotipico (eccentricità e idee bizzarre)
  • borderline (instabilità emotiva e relazionale)
  • narcisistico (grandiosità e bisogno di adulazione)
  • antisociale (disprezzo per gli altri, irresponsabilità)
  • istrionico (stravaganza e ricerca di attenzioni)
  • evitante (timidezza e isolamento)
  • ossessivo-compilsivo (perfezionismo e rigidità)
  • dipendente (sottomissione e mancanza di autonomia)

I sintomi possono essere lievi o severi. Le cause hanno sempre a che fare con esperienze precoci che hanno determinato l’instaurarsi degli schemi maladattivi. Essendo ancorati alla struttura di personalità, sono anche stabili e persistenti nel tempo, ma non immodificabili. Per molto tempo sono stati considerati i disturbi tra i più difficili da curare. Tuttavia negli ultimi anni sono stati messi a punto strumenti e tecniche di efficacia comprovata, capaci di mitigare enormemente i sintomi e la sofferenza connessa ad essi. La schema therapy è indubbiamente la terapia elettiva per i disturbi di personalità.

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Il cerchio di Banpo a Fabriano

Il cerchio di Banpo a Fabriano

Dal 17 ottobre al 21 novembre 2022 si è tenuto nella sede del centro antiviolenza “Artemisia” di Fabriano il laboratorio sull’autostima femminile “Il cerchio di Banpo“, ideato e gestito dalla psicoterapeuta Elena Grilli. Fedele all’idea con cui è nata l’idea di questo laboratorio, l’esperienza ha rappresentato un vero e proprio viaggio nel mondo femminile.

Descrizione dell’esperienza

Il laboratorio è consistito in cinque incontri per esplorare l’autostima e i fattori che l’alimentano (o viceversa l’ostacolano). Ci sono state esercitazioni pratiche per entrare in contatto con se stesse e rafforzare specifici aspetti dell’autostima, difendere i propri confini e diritti, esprimersi liberamente rimanendo fedeli a se stesse, dare e darsi valore.

La partecipazione è stata molto attiva, da parte di donne di Fabriano e dintorni di tutte le età. Si sono vivacemente messe in gioco portando esperienze, ricordi, emozioni toccanti, che hanno arricchito la generale conoscenza e consapevolezza del gruppo.

Le partecipanti hanno fatto emergere interessanti riflessioni a partire dalla propria vita. Una regola del gruppo infatti è che ogni vissuto è valido e merita attenzione, ascolto e rispetto. Il non giudizio è fondamentale e consente di esprimersi al proprio massimo e al proprio meglio, in un contesto accogliente in modo incondizionato.

Il laboratorio

Si tratta di un tipo di esperienza che porta la riflessione sulle determinanti personali, familiari e socio-culturali dell’appartenenza di genere che influenzano l’autostima personale. Da questa base si lavora attraverso il confronto di vissuti che permette di non sentirsi “sola” o “diversa”. Infine, si dà spazio a piccole esperienze di auto-rafforzamento.

IL CERCHIO DI BANPO è una iniziativa pensata per essere itinerante e può essere riproposta in altre sedi, su richiesta di associazioni o enti che hanno a cuore le tematiche di genere, con particolare riferimento all’impatto sul benessere femminile.

PER MAGGIORI INFO


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Il fantastico Regno di Ottone

“Il fantastico Regno di Ottone” – scritto da Elena Grilli insieme a Myriam Fugaro, Antonella Pampolini e Monica Massaccesi – è una fiaba che descrive la realtà di famiglie dove c’è violenza, con il focus sulla violenza assistita.

Per i bambini e le bambine può essere importante comprendere quello che accade e la sofferenza personale che ne scaturisce. Questo aiuta ad elaborare ed accettare determinate scelte protettive, come quella di sottrarsi alla violenza, interrompendo il legame (anche temporaneamente) con il papà violento.

Scritto a partire dall’esperienza del Centro antiviolenza di Ancona, Donne e Giustizia, è pubblicato da Ventura edizioni.

Ordinabile presso: Donne e Giustizia, via Senigallia 16, Ancona – tel. 071205376 – [email protected] 

I personaggi della fiaba sono:

  • Re Ottone, premuroso con la regina, capace di giocare con i figli, acclamato e amato dal popolo
  • Regina Olimpia, una donna forte
  • Principessina Viola
  • Principino Blu
  • Cane Febo

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Laboratorio di autostima

Laboratorio di autostima

Una iniziativa gratuita, a beneficio delle donne di Fabriano, in collaborazione con il centro antiviolenza di Fabriano “Artemisia”.

Lunedì 17, 24 ottobre, 7, 14, 21 novembre 2022 – dalle ore 18-20

Gli incontri ruotano intorno a tematiche significative dal punto di vista dell’autostima femminile. Spesso le donne che ho intercettato nella pratica clinica o nelle collaborazioni con le varie realtà di contrasto della violenza di genere si pongono domande riferite appunto a questo aspetto. Quante volte ho udito affermazioni tipo:

  • “Io non mi amo abbastanza… me lo dico sempre che devo volermi più bene”;
  • “Mi sento così fragile, dovrei essere più forte”;
  • “Sono la peggiore nemica di me stessa, non credo abbastanza nelle mie capacità e ci sono dei lati di me che detesto!”

Di qui il desiderio di affrontare questioni inerenti il valore personale e il rapporto che ognuna di noi costruisce con se stessa. Il contesto è quello di gruppo, in cui il confronto con le altre possa fungere da motore di crescita e cambiamento.

Il laboratorio è molto esperienziale, arricchito da esercitazioni e attività attraverso le quali consolidare abilità e consapevolezze importanti.

Il gruppo è a numero chiuso. Ogni partecipante ha la possibilità di esprimersi, sperimentarsi e ricevere feedback nella misura in cui le è più utile. Vige una regola di totale libertà espressiva e di rispetto verso il vissuto di ciascuna, che per definizione viene considerato valido e quindi esente da qualunque tipo di giudizio.

I cinque incontri verteranno sulle seguenti tematiche:

  • Definire l’autostima e conoscerne le determinanti individuali, familiari e socio-culturali;
  • Valorizzare se stesse e i propri punti di forza, coltivare la fiducia nel proprio potenziale;
  • Riconoscere i rapporti tossici o dannosi per la propria autostima e difendersene;
  • Conoscere e affermare i propri diritti;
  • Sviluppare la capacità di difendere un confine personale;
  • Costruire rapporti sani, alla pari e basati sul rispetto.

Ogni incontro sarà composto da una piccola introduzione sul tema, seguito da attività, esercitazioni, riflessioni e discussione libera tra le partecipanti. Principi centrali del laboratorio sono la libertà di esporsi nella misura in cui lo si desidera e il non giudizio, al fine di garantire un contesto quanto più sereno e sicuro a tutte le partecipanti.

Qui qualche informazione in più sul laboratorio e su altri servizi dello studio rivolti alle donne.

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