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Disturbi di personalità

Disturbi di personalità

I disturbi di personalità sono caratterizzati da esperienze emotive e affettive inusuali ed estreme e, ovviamente, fonte di sofferenza e grave stress. Gli schemi di pensiero e di comportamento sottostanti sono poco sani e molto rigidi. Sono disturbi diversi tra loro, ma tutti determinano problematiche significative nelle relazioni e in generale, in ogni ambito della vita, fino al punto di comprometterle.

Secondo la classificazione del DSM V sono:

  • paranoide (sospettosità e diffidenza)
  • schizoide (freddezza e distacco emotivo)
  • schizotipico (eccentricità e idee bizzarre)
  • borderline (instabilità emotiva e relazionale)
  • narcisistico (grandiosità e bisogno di adulazione)
  • antisociale (disprezzo per gli altri, irresponsabilità)
  • istrionico (stravaganza e ricerca di attenzioni)
  • evitante (timidezza e isolamento)
  • ossessivo-compilsivo (perfezionismo e rigidità)
  • dipendente (sottomissione e mancanza di autonomia)

I sintomi possono essere lievi o severi. Le cause hanno sempre a che fare con esperienze precoci che hanno determinato l’instaurarsi degli schemi maladattivi. Essendo ancorati alla struttura di personalità, sono anche stabili e persistenti nel tempo, ma non immodificabili. Per molto tempo sono stati considerati i disturbi tra i più difficili da curare. Tuttavia negli ultimi anni sono stati messi a punto strumenti e tecniche di efficacia comprovata, capaci di mitigare enormemente i sintomi e la sofferenza connessa ad essi. La schema therapy è indubbiamente la terapia elettiva per i disturbi di personalità.

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Dolore cronico

Dolore cronico

La psicoterapia cognitivo-comportamentale è in grado di incidere in modo significativo sulla qualità della vita di una persona con dolore cronico. E’ infatti un tipo di approccio terapeutico che mette a fuoco il qui-e-ora, modificando gli atteggiamenti che potrebbero finire per alimentare circoli viziosi capaci di aumentare la percezione soggettiva del dolore.

La terapia cognitivo-comportamentale non entra nel merito delle cause dei disturbi che procurano dolori cronici, come ad esempio la fibromialgia, né pretende di guarirli, ma, come dimostrato da molti studi sull’efficacia, è in grado di favorire il funzionamento fisico generale e la riduzione del livello di disabilità, attraverso tecniche di rilassamento muscolare progressivo, stress management, self-management attivo del dolore, regolarizzazione dei ritmi di attività, igiene del sonno, ma anche tecniche di tipo cognitivo volte a costruire un diverso atteggiamento nei confronti dello stimolo dolorifico e a stoppare infruttuose rimuginazioni sul dolore. Il dolore non è solo fisico: le emozioni hanno un ruolo nell’esperienza del dolore. Ad esempio la paura amplifica lo stimolo dolorifico: più ci si preoccupa per il dolore, più fa male.

In letteratura si ritiene che un approccio multidisciplinare sia più efficace nel ridurre l’interferenza del dolore con la vita quotidiana delle persone. Integrandosi con le terapie mediche ed approcci naturali basati sull’esercizio fisico, la terapia cognitivo-comportamentale è in grado di apportare un reale contributo al benessere psicofisico delle persone con fibromialgia o altri disturbi organici che comportano dolore cronico.

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Problematiche sessuali

Problematiche sessuali

Le problematiche sessuali che affliggono sia uomini che donne hanno una pesante ricaduta sulla qualità di vita delle persone. Compromettono la soddisfazione individuale e di coppia ed interferiscono con la realizzazione di eventuali progetti di maternità e paternità.

La ricerca sessuologica ha messo gli psicoterapeuti in grado di offrire un aiuto efficace per la maggior parte di queste problematiche, molto più frequentemente legate ad una dinamica d’ansia piuttosto che ad una disfunzione organica.

La terapia cognitivo-comportamentale, in particolare, rappresenta un approccio diretto e breve per la cura di questo tipo di difficoltà.

  • Carenza dell’eccitazione sessuale
  • Fobie sessuali
  • Disfunzioni dell’erezione
  • Eiaculazione precoce o ritardata
  • Vaginismo
  • Dispareunia
  • Disfunzione dell’orgasmo femminile

Una volta escluse le cause di origine medica, lo psicologo può affrontare gli aspetti emotivi ed affettivi che possono sottostare a queste disfunzioni.

Lo studio di terapia cognitivo-comportamentale offre percorsi personalizzati per persone o coppie desiderose di rendere la propria vita intima pienamente soddisfacente.

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Disturbi psicosomatici

Disturbi psicosomatici

I disturbi psicosomatici sono condizioni in cui lo stress e problemi d’ansia contribuiscono a determinare sintomi fisici che non sono pienamente spiegabili o giustificabili da un disturbo organico accertato. La sintomatologia più frequente comprende emicrania, ipertensione, problemi gastrointestinali, nausea, colite, crampi, dolori cronici. Non è raro che queste condizioni siano associate con un disturbo d’ansia o con la depressione, ma possono anche comparire in un periodo della propria vita particolarmente stressante e carico di emozioni negative.

Accanto a questi disturbi, nei quali i fattori psicologici sono l’unica causa di un disagio fisico, vi sono anche i disturbi nei quali i fattori psicologici giocano un ruolo non esclusivo ma comunque rilevante nella loro insorgenza e successiva evoluzione. Lo stato emotivo di una persona, infatti, è capace di influenzare in modo significativo il decorso di una malattia fisica o l’esito di un intervento chirurgico.

Il sostegno psicologico può dunque essere indicato anche nei casi in cui vi sia una base medica accertata del disturbo.

Attenzione: talvolta si parla erroneamente di disturbo psicosomatico quando gli esami medici non rilevano alcuna causa della malattia. Non è così. Può infatti accadere che le vere cause del malessere non siano rilevate dal medico, a causa della limitatezza degli strumenti diagnostici. Per questo motivo è necessario affidarsi ad uno psicologo in grado di correttamente valutare le relazioni tra i fattori psicologici, fisiologici, comportamentali e sociali che influenzano la salute e la qualità della vita.

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Gestione della rabbia

Gestione della rabbia

La rabbia è una delle emozioni che proviamo, la cui funzione è quella di proteggere da pericoli attraverso un atteggiamento di autodifesa, ma anche di aiutarci a raggiungere i nostri obiettivi abbattendo gli ostacoli. In questo senso è una emozione funzionale all’affermazione personale e alla difesa dei propri diritti di persona.

È un’emozione che comporta una intensa attivazione fisiologica  che si esprime con una risposta intensa e immediata. A monte, c’è un dialogo interiore con tutta una serie di argomentazioni che la giustificano e che ruotano intorno alla possibilità di riversarla su qualcuno. Si tratta di pensieri ostili che possono condurre a comportamenti aggressivi o violenti, capaci di ferire e non solo fisicamente. La difficoltà a gestire e comunicare in modo costruttivo la propria rabbia causa disagio anche a chi la prova, attraverso una sgradevole sensazione di perdita di controllo. Chi ha uno stile comunicativo aggressivo, inoltre, viene più facilmente isolato, emarginato, va spesso incontro al biasimo, fa più fatica ad instaurare rapporti sociali basati sul rispetto e la stima reciproci. La persona che ha frequenti attacchi d’ira, oltre a essere maggiormente esposta a rischi per la sua salute mentale e fisica, pone seri rischi per la serena convivenza.

Attraverso un percorso con uno psicologo cognitivo-comportamentale, la persona può comprendere cosa c’è alla radice della propria rabbia, identificare gli stimoli che la innescano e apprendere modalità sane di gestirla e di esprimerla.

L’incrementata capacità di auto-regolazione emotiva consente di affrontare situazioni stressanti con un migliorato senso di controllo ed equilibrio. I benefici non sono solo per la salute personale, ma anche per le persone con cui si entra in relazione, che saranno più disponibili, inclini ad ascoltare quello che si ha da dire, più disposte ad instaurare un rapporto autentico piuttosto che basato sulla paura.

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Fobie sociali

Fobie sociali

Chi soffre di fobia sociale sperimenta un’ansia elevata in situazioni di interazione sociale, al punto da evitare tali situazioni, isolarsi ed apparire agli occhi degli altri inibito, distante, chiuso, addirittura ostile. Alcune delle tipiche situazioni in cui la persona si trova a dover gestire un’ansia eccessiva sono ad esempio: parlare ad un certo numero di persone, essere al centro dell’attenzione, avere a che fare con persone con autorità, ricevere critiche da qualcuno, essere osservati mentre si lavora, esprimere un proprio punto di vista ad una riunione. Questo tipo di fobia è molto invalidante, perché coinvolge aspetti molto importanti della vita delle persone, l’interazione sociale e la comunicazione, con una ricaduta pesantissima sulla vita professionale, affettiva, sentimentale. Ciò potrebbe significare dover rinunciare ad una carriera professionale pur possedendo tutte le competenze e le conoscenze necessarie, oppure rinunciare alla possibilità di una vita di coppia, oppure rinunciare al sostegno e all’affetto di amici.

La terapia cognitivo-comportamentale si concentra su una attiva acquisizione sia di capacità di auto-regolazione dell’ansia, sia di abilità sociali utili per fronteggiare situazioni di interazione (training di assertività), risultando la forma di terapia più pragmatica ed utile in questo genere di difficoltà.

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Fronteggiare la violenza

Fronteggiare la violenza

La fondamentale manifestazione della violenza nelle relazioni intime consiste in tutta una serie di strategie anche molto sottili per acquisire e mantenere una solida posizione di potere e controllo. Di conseguenza, chi è prigioniero di una relazione maltrattante difficilmente riuscirà a liberarsene da sola.

Se la violenza è molto grave, la pericolosità del maltrattante è elevata e la donna ha bisogno di un immediato allontanamento, è necessario chiedere aiuto presso le Forze dell’ordine, i Servizi sociali del proprio Comune, oppure chiamando il numero nazionale anti-violenza 1522 per essere inviata presso il Centro anti-violenza più vicino.
Nei casi in cui l’incolumità della donna non è immediatamente a rischio e per i motivi più vari, la fuga non è una soluzione che la persona desidera mettere in atto, un intervento mirato alla tutela della sicurezza personale è comunque possibile.

L’elaborazione di un piano di sicurezza personalizzato mette la vittima nella condizione di essere maggiormente consapevole delle proprie risorse personali e delle risorse disponibili all’interno della comunità. Attraverso una attenta analisi comportamentale, vengono individuate le azioni e le strategie per incrementare il livello di sicurezza personale e dei propri figli, ed essere preparata alla successiva esplosione di violenza sapendo di avere delle scelte possibili su come rispondere ad essa. Difficilmente il maltrattante modificherà il proprio comportamento aggressivo, e la donna che subisce la violenza non potrà mai avere il potere di gestirla, tuttavia la donna può rendere se stessa più efficace nel proteggersi.

Denunciare le violenze e chiedere un intervento a livello istituzionale (da parte della Giustizia o dei Servizi sociali) è comunque lo strumento di tutela principale e talvolta insostituibile, oltre che un diritto delle cittadine.

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Terapia cognitivo-comportamentale

Terapia cognitivo-comportamentale

Lapsicoterapia cognitivo-comportamentaleha avuto uno sviluppo notevolissimo negli ultimi decenni, fino a diventare la più promettente forma di psicoterapia con efficacia validata. Essa combina insieme:

1. La psicoterapia comportamentale, che aiuta a modificare la relazione fra le situazioni nelle quali vengono sperimentate le difficoltà e le abituali reazioni emotive e comportamentali che la persona mette in atto in tali circostanze, mediante l’apprendimento di nuove modalità di risposta e il fronteggiamento attivo degli stati di disagio.

2. La psicoterapia cognitiva, che aiuta a individuare pensieri ricorrenti, schemi fissi di ragionamento e di interpretazione della realtà, che sono antecedenti alle forti e persistenti emozioni problematiche vissute dal paziente, rivedendoli alla luce di un pensiero più realistico e più funzionale al proprio benessere.

Di seguito le principali caratteristiche della terapia cognitivo-comportamentale:

È scientificamente fondata

Privilegia la psicologia sperimentale ed il metodo scientifico; la sua efficacia nel trattamento di numerosi disturbi psicologici è stata convalidata empiricamente.

È a breve termine

La durata del percorso è legata al fatto che esso è orientato ad uno scopo e focalizzato sulla risoluzione di problemi psicologici concreti.

È centrata sul presente e sul futuro

Il ricordo di eventi passati può essere utile per capire come determinati problemi si sono strutturati nel tempo, ma difficilmente è sufficiente a risolverli. La terapia cognitivo-comportamentale al contrario mobilita le risorse attuali del paziente e suggerisce strategie con una utilità pratica nel qui-e-ora.

È efficace a lungo termine

L’efficacia è legata al fatto che la terapia aiuta il paziente a strutturare una serie di abilità che entrano a far parte del suo repertorio comportamentale. Una serie di ricerche dimostra che i cambiamenti ottenuti con queste tecniche si mantengono nel tempo. È stato ampiamente dimostrato che la terapia cognitivo-comportamentale è efficace almeno quanto gli psicofarmaci nel trattamento della depressione e dei disturbi d’ansia, ma molto più efficace nel prevenire le ricadute.

Terapie cognitivo-comportamentali di terza generazione nelle quali la dott.ssa Grilli si è formata:

COMPASSION FOCUSED THERAPY

SCHEMA THERAPY

Approfondimenti

FILOSOFIA DEL TRATTAMENTO

SCEGLIERE UNA PSICOTERAPIA

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