Skip to main content

Aiutare a uscire dalla violenza – il libro

“Aiutare a uscire dalla violenza”, pubblicato da Edizioni Centro Studi Erickson, è un piccolo manuale guida per tutti coloro che operano nell’ambito del sostegno alle donne intrappolate in una relazione maltrattante per sostenerle nel loro percorso di uscita dalla violenza.

Il libro illustra in modo schematizzato e puntuale i principi cardine dell’intervento, anche in considerazione delle varie fasi del processo di fuoriuscita dalla violenza. Si tratta di un campo in cui improvvisare può essere davvero pericoloso. Fare una valutazione del rischio attendibile, avere presenti le sfide di ogni fase e i principali ostacoli che si incontrano, conoscere ed empatizzare con l’emotività e le modalità più o meno funzionali di cui sono portatrici le donne, sono fattori cruciali della competenza in questo ambito.

Il libro nasce dall’esperienza quasi ventennale in due centri antiviolenza e una casa rifugio, nei quali ho lavorato come operatrice di accoglienza o psicologa, in contesti di supporto individuale o di gruppo (laboratori: “fEMPOWER“, “La forza delle donne“, “Il cerchio di Banpo“).

Vengono composti in un quadro coerente il frutto dell’esperienza personale, le risultanze della letteratura scientifica, le buone prassi maturate all’interno dei centri antiviolenza D.i.Re., i protocolli internazionali.

Il testo rappresenta una guida utile a tutti gli operatori ed operatrici dei servizi pubblici e privati, anche con professionalità diverse, per sostenere colloqui con le donne che chiedono aiuto, rispettando la volontà di queste ultime e allo stesso tempo senza perdersi in quella realtà multiforme, caotica e contraddittoria che è la violenza.

INDICE

Premessa

Introduzione alle dinamiche della violenza maschile sulle donne

Le radici socio-culturali e politiche della violenza nelle relazioni di intimità

La dinamica del potere e del controllo

I luoghi comuni che giustificano la violenza

Il ciclo della violenza

Violenza di genere e conflittualità di coppia

Le principali conseguenze psicologiche della violenza

L’intervento con le donne che subiscono violenza

Il principio di non neutralità

Le risposte alla richiesta d’aiuto

La prima accoglienza

Discriminare se si tratta di conflittualità di coppia o violenza di genere

Gettare le basi di un rapporto di fiducia

Rilevare le aspettative e ascoltare i desideri

Addivenire a una prima valutazione del rischio

I successivi colloqui di accoglienza

Ricostruire la storia della violenza

Far emergere le dinamiche di potere e controllo

Identificare le strategie di resistenza e le risorse

Avere una valutazione della “readiness”

Identificare gli ostacoli alla fuoriuscita

Il sostegno lungo tutto il percorso di uscita dalla violenza

Curare l’aspetto della sicurezza

Contrastare la vittimizzazione

Ridare senso e coerenza

Gestire gli atteggiamenti disfunzionali

Il processo decisionale di fuoriuscita dalla violenza

Fase di inconsapevolezza della violenza

Aumentare la sicurezza della donna e dei bambini

Incrementare il grado di consapevolezza della violenza e delle sue conseguenze

Iniziare a spostare il focus dal maltrattante al vissuto della donna

Fase di ambivalenza

Aumentare la sicurezza delle donne e dei bambini

Mettere a fuoco le strategie di coping

Rinforzare la rete sociale

Discutere l’ambivalenza

Sostenere le donne che decidono di restare

Fase di preparazione alla fuoriuscita

Permettere alla donna di disporre delle informazioni chiave

Rafforzare la capacità di problem solving

Rafforzare la sicurezza in vista della fuoriuscita

Sostenere la fiducia nel cambiamento

Fase di attivazione e immediato post-separazione

Predisporre strategie per difendersi dallo stalking

Riconoscere il ciclo della violenza quando si ripresenta

Tenere alta la motivazione al cambiamento

Affrontare l’eventuale ritorno dal maltrattante

Fase della totale emancipazione dalla violenza

Procedere con il processo di rielaborazione della violenza

Proteggere il benessere emotivo

Promuovere l’assertività e una sana vita di relazione

Appendice

Piani di sicurezza

Fase di inconsapevolezza della violenza

Fase di ambivalenza

Fase di preparazione alla fuoriuscita

Fase di attivazione e immediato post-separazione

L’eventuale ritorno dal maltrattante

Totale emancipazione dalla violenza


Continua a leggere

Il fantastico Regno di Ottone

“Il fantastico Regno di Ottone” – scritto da Elena Grilli insieme a Myriam Fugaro, Antonella Pampolini e Monica Massaccesi – è una fiaba che descrive la realtà di famiglie dove c’è violenza, con il focus sulla violenza assistita.

Per i bambini e le bambine può essere importante comprendere quello che accade e la sofferenza personale che ne scaturisce. Questo aiuta ad elaborare ed accettare determinate scelte protettive, come quella di sottrarsi alla violenza, interrompendo il legame (anche temporaneamente) con il papà violento.

Scritto a partire dall’esperienza del Centro antiviolenza di Ancona, Donne e Giustizia, è pubblicato da Ventura edizioni.

Ordinabile presso: Donne e Giustizia, via Senigallia 16, Ancona – tel. 071205376 – [email protected] 

I personaggi della fiaba sono:

  • Re Ottone, premuroso con la regina, capace di giocare con i figli, acclamato e amato dal popolo
  • Regina Olimpia, una donna forte
  • Principessina Viola
  • Principino Blu
  • Cane Febo

Continua a leggere

Schema Therapy

La schema therapy

Per alcuni di noi le prime fasi della vita non sono state facili. Quello che abbiamo attraversato e le prime sfide che abbiamo dovuto fronteggiare può continuare ad avere effetti sulla nostra vita adulta.

Il contesto sociale e familiare in cui siamo nati può averci aiutato oppure al contrario ostacolato, nel soddisfare i nostri bisogni primari. Tutti i bambini hanno bisogni innati fondamentali, ma non sono in grado di soddisfarli da sé, dipendono dalla capacità di accudimento degli adulti.

Hanno bisogno di:

  • percepire sicurezza, stabilità, nutrimento, accettazione e amore incondizionato,
  • sviluppare competenze, autonomia e senso di identità,
  • esprimere emozioni ed essere validati per il loro sentire,
  • essere spontanei nel gioco e nell’espressione di sé,
  • sperimentare limiti realistici che li aiutino a sviluppare autocontrollo e capacità di stare in modo appropriato nelle relazioni.

La Schema therapy è un approccio integrato evidence-based, introdotto da Jeffrey Young, che aiuta le persone ad affrontare gli schemi sviluppatisi in tenera età, e adottare modi di pensare e di agire più sani.

Gli schemi sono temi di vita costituiti da pensieri, emozioni, ricordi, comportamenti e sensazioni fisiche. Hanno a che fare con i modi che abbiamo di relazionarci con noi stessi, gli altri e il mondo in generale. Questi modi possono essere problematici o disadattivi quando i bisogni fondamentali dei bambini non sono stati soddisfatti, per i limiti o l’inadeguatezza nell’accudimento ricevuto dalle figure adulte.

Uno schema definito “maladattivo” può portarci a distorcere l’informazione e a spingerci ad agire in modo disfunzionale o a fare scelte non buone per il nostro benessere. Ad esempio, sentirci inadeguati e sbagliati ci può portare ad avere paura di esporci in normali situazioni di vita, dove temiamo di sbagliare, essere malgiudicati e rifiutati o derisi. Questo può condurre a condotte di evitamento delle situazioni dove potenzialmente potremmo fallire, incrementando la nostra sensazione di incapacità e inadeguatezza.

Il trattamento proposto dalla Schema therapy implica identificare ed esplorare gli schemi maladattivi precoci nella propria vita, sviluppare un’approfondita comprensione sia delle origini degli schemi, sia del modo in cui essi creano difficoltà nella vita presente. Si tratta del trattamento elettivo per i disturbi di personalità.

L’intervento consiste nell’essere assistiti dal terapeuta nello sfidare attivamente i pensieri generati dagli schemi, anche con esercizi di tipo immaginativo, e nel perseguire modi di agire diversi rispetto al passato. Vi sono una varietà di tecniche ormai ben consolidate per passare gradualmente dagli schemi problematici a schemi più funzionali e sani.

Continua a leggere

Quando 1+1 fa sempre 1

Quando 1+1 fa sempre 1

La violenza psicologica come modo per annullare l’alterità

Breve sintesi dell’intervento

“Quando 1+1 fa sempre 1” è illustrativo di quello che accade in una relazione sentimentale non alla pari, basata sul potere e il controllo, non necessariamente ottenuto attraverso agiti palesemente violenti sul piano fisico. Le modalità più nascoste e subdole, dobbiamo poterle riconoscere per potercene difendere. Quello che accade è che una delle due individualità prevale al punto da annullare, schiacciare, cancellare completamente l’altra.

Quello che è in gioco nella relazione è il potere assoluto. Uno dei due necessita di dominare come un sovrano assoluto. Diversamente dal violento fisicamente, però non è un sanguinario, che soffoca nel sangue la ribellione. E’ un capo che vuole la sottomissione volontaria di una partner, la sua adulazione. Vuole che la partner non possa nemmeno immaginare la sua vita senza di lui.

Ora, se si vuole la sottomissione di qualcuno, senza commettere reati, senza minacciare di morte, senza picchiare, senza usare armi o oggetti contundenti, come si può fare? Si attacca la fiducia che la persona ha in se stessa, facendola vacillare, portandola ad avere dubbi sulle proprie capacità. Portandola alla convinzione di avere bisogno di appoggiarsi a qualcuno che la sorregga, la guidi e la protegga. È così che si ottiene il potere.

Chi fa violenza psicologica?

Il senso comune ci dice che tutti e tutte siamo capaci di fare violenza psicologica. Nella coppia può avvenire ad opera di un uomo o ad opera di una donna verso il rispettivo partner. Si è visto che può avvenire con le stesse modalità anche nelle coppie omosessuali.

Ma… la violenza ha anche radici culturali, viene di più legittimata quando viene fatta da un uomo. Per questo motivo è statisticamente più frequente e più micidiale e pericolosa. Anche i giudizi negativi sono più forti su una donna quando non si confà ai ruoli di genere. La cultura ancora profondamente patriarcale ci insegna fin da appena nati che le donne sono fatte per servire gli uomini. Dunque quando un uomo fa violenza psicologica criticando il disordine in casa, la cena fredda, la camicia non stirata, viene anche legittimato dalla cultura dominante. Invertendo i ruoli, una donna può certamente agire violenza psicologica imponendo pretese varie, ma non c’è un retroterra culturale che le dia ragione.

Una delle modalità attraverso cui avviene il soggiogamento di una persona è l’isolamento, fino anche alla reclusione tra le quattro mura. Anche qui, una donna che esce da sola o con le amiche lasciando il marito a casa può andare incontro a pesanti giudizi. Dunque quando un uomo fa pesare che non dovrebbe uscire senza di lui, è legittimato in parte da un pensiero che non è solo suo, ma di una parte della società in cui viviamo. Il contrario non accade. Una donna può agire nel senso di limitare la libertà dell’altro, criticando, accusando, insinuando, ma certamente andrà incontro al biasimo generale.

In definitiva, se in una coppia è l’uomo a dettare le regole, a dominare, si dice che sta facendo l’uomo. E questo è ok. Se è una donna ad avere il comando, si dice che non è una vera donna. Non è ok. Il primo viene premiato dalla società, la seconda viene biasimata.

Il bisogno di controllo: perché?

Tutti abbiamo bisogno di controllo: ci permette di percepire la realtà in modo stabile e meno minaccioso. Se io ho fiducia di poter esercitare un certo controllo sulla realtà che mi circonda, nulla di poi così terribile mi potrà mai capitare. Non sono alla mercé del caso, del fato, di eventi avversi fuori dal mio potere. Questo è vero per tutti quanti noi. E riguarda anche le relazioni sentimentali: il bisogno di sentire che la relazione sia stabile, sicura e che la persona che ho accanto è affidabile.

Per alcuni il bisogno di controllo è esasperato, diventa bisogno di potere sull’altro. Ha a che fare con il non accettare un minimo rischio. Ad esempio, in una coppia alla pari, dove entrambi sono liberi, è necessario accettare una certa dose di rischio di essere traditi o lasciati. Se non lo si accetta, perché si dà a questi fatti un significato particolarmente negativo, terribile (sono rifiutabile, abbandonabile, sono sbagliato, le mie relazioni sono un fallimento e quindi io sono un fallimento) allora si cercherà di scongiurare il più possibile questa evenienza, esercitando controllo. In una profezia che si autoavvera, di solito proprio diventando controllanti, invadenti, pretenziosi si è più esposti al rischio di essere lasciato, ma questa consapevolezza a volte manca.

Sicuramente chi ha dei tratti di personalità narcisistici, col suo bisogno di risplendere, essere posto al centro, avere un piedistallo su cui poggiare, può attuare modalità di manipolazione o violenza psicologica. Ma non sono necessariamente i narcisisti gli autori della violenza psicologica. A volte, la persona potrebbe avere semplicemente bisogno di auto-rassicurarsi sulla stabilità del proprio legame, quindi può trattarsi di una persona con dei tratti di personalità di tipo dipendente. A volte, più raramente, ci possono essere persone con dei tratti cosiddetti sociopatici, che a livelli di maggiore gravità possono trarre piacere dall’umiliare, schiacciare, nuocere all’altro, dimostrando a volte perversione, totale indifferenza per il vissuto di sofferenza dell’altro, assenza di rimorso.

In ogni caso le strategie per sottomettere psicologicamente l’altro non cambiano di molto. In certi casi però si possono raggiungere elevati livelli di crudeltà. Spesso sono uomini per un fattore unicamente culturale: sono educati a essere dominanti, pena il non essere considerati “veri uomini”.

La violenza psicologica

La violenza psicologica è tutto ciò che, attraverso le parole o modalità comportamentali, è volto alla demolizione dell’autostima e dell’autonomia di una persona, indebolendo la fiducia in sé e la capacità di autodeterminazione.

Naturalmente, più l’autostima è debole, più è facile rendere qualcuno dipendente.
Le modalità più tipiche con cui si manifesta possono essere più facilmente riconoscibili (minacce, intimidazioni, insulti, offese, denigrazioni, squalifiche) in quanto esplicite e capaci di veicolare un senso di paura o mortificazione. Oppure più difficili da discriminare, quando la modalità prevalente è di tipo manipolatorio (sottili ricatti, manipolazioni della realtà, tattiche volte a isolare qualcuno facendogli terra bruciata intorno, oppure sottili strategie di colpevolizzazione).

L’esito che si può raggiungere è appunto l’annullamento dell’altro come persona, l’azzeramento della sua volontà e libertà di pensiero.

La manipolazione affettiva

Manipolare significa letteralmente lavorare con le mani, plasmare a proprio piacimento. Di base, un bravo manipolatore, è un bravo comunicatore: ci sa fare a ottenere il risultato desiderato, attraverso la comunicazione verbale e non verbale.

Può manipolare la realtà dei fatti, negando che qualcosa sia avvenuto, minimizzando i fatti, oppure mentendo spudoratamente. Lo scopo in questo caso è rendere l’altra insicura circa la propria percezione della realtà. Spesso la manipolazione riguarda la responsabilità personale di quanto accaduto: il manipolatore suggerisce sistematicamente una colpa: per le cose che vanno storte oppure per il suo stesso comportamento (ad esempio insistendo sul fatto che “se ho sbagliato, sei tu che mi hai portato a questo”.)

Spesso il manipolatore utilizza l’arma del vittimismo: “soffro perché tu mi fai del male col tuo comportamento”. Il vittimismo funziona molto nelle relazioni di intimità per portare l’altro a modificare il proprio comportamento in una relazione affettiva tutti e tutte saremmo tentati fortemente di fare tutto ciò che è in nostro potere per far star bene l’altro. Se passa il messaggio che il disagio è dovuto al comportamento del partner (che ferisce, offende, manca di rispetto…) quest’ultimo si sentirà tutta la responsabilità di quel malessere e sarà indotto a modificare il proprio comportamento per alleviare le sofferenze della persona amata. Se questo ha anche una base culturale in termini di pretesa sulle donne di prendersi cura, è ovviamente molto più potente.

A volte la manipolazione passa attraverso il linguaggio non verbale, attraverso gesti anche piccolissimi ma con grande potere comunicativo, ad esempio uno sguardo di disapprovazione, un gesto seccato, una smorfia di disappunto, che la partner rileva. In una relazione affettiva, in cui si cerca di compiacere un partner, si modifica il proprio agire pur di avere una risposta positiva, di approvazione.

A volte la “punizione” può essere un cambiamento di umore, un periodo più o meno lungo di mutismo, oppure una certa freddezza nel modo di fare, che trasmette all’altra biasimo, rimprovero. Se non si riesce a intuire le ragioni di questo cambiamento umorale, ci si può ritrovare a continuare a domandarsi “cos’avrò fatto di sbagliato?”. È una condotta che nel tempo trasferisce un senso di inadeguatezza generale che la persona potrebbe portarsi dentro per molto tempo, in certi casi anche dopo la fine della relazione tossica.

Se queste modalità sono stabili, ripetute sistematicamente, possono avere un grande peso nel limitare qualcuno nelle sue scelte di autonomia.

Il ciclo della violenza

Alla fine degli anni ’70 la psicologa Lenore Walker concettualizzò uno degli strumenti più utili per decodificare quello che accade in una relazione maltrattante, solo apparentemente contraddittorio e confuso per chi lo vive dal di dentro, ma in realtà rispondente a un preciso schema funzionale al rafforzamento del potere dell’abusante.
Il pattern della violenza è composto da precise fasi che si susseguono e si ripetono.

L’accumulo della tensione

La fase di accumulo della tensione è caratterizzata da un crescente scontento e un sempre più visibile fastidio, che nei casi di violenza poi diventa rabbia nel maltrattante, ma può restare semplice maretta. Parallelamente, la donna sente salire dentro di sé un timore o un dubbio di aver fatto qualcosa di sbagliato (quando c’è violenza grave ha proprio paura), che la spinge a fare qualcosa per accondiscendere, calmare, accontentare l’altro; diventa più prudente e attenta a quello che fa.

Il maltrattamento

Nella seconda fase avviene il maltrattamento. Esplode la rabbia e la violenza verbale, quella che le donne ci riferiscono essere anche la forma di violenza che porta più conseguenze per la loro salute psicologica: insulti, offese, critiche aspre, accuse. Se anche non si arriva all’aggressione, è evidente che i litigi non sono alla pari. Chi vince è sempre solo uno; chi ottiene ragione è sempre lo stesso, mentre l’altro soccombe ed è sistematicamente nell’impossibilità di portare le proprie ragioni.

La “luna di miele”

Agli episodi di maltrattamento segue sempre una fase di calma, definita “luna di miele”, caratterizzata dalla volontà di riavvicinamento dell’uomo, che mette in atto una serie di comportamenti compensatori. Ritorna la calma, lui può anche scusarsi per aver detto quelle cose che non pensa, concede qualcosa di molto gradito alla partner. Si quietano le acque. In alcuni casi lui sembra tornare esattamente l’uomo di cui ci si è innamorate, portando la donna a pensare che, se la situazione potesse durare, sarebbe la relazione perfetta, quella che la rende felice, la famiglia che ha sempre voluto avere. L’uomo ha un comportamento del tutto antitetico e contraddittorio rispetto alla precedente fase: laddove la donna veniva svalutata e colpevolizzata (“sei la mia rovina, la causa di tutti i miei problemi”), qui viene esaltata e collocata in un ruolo salvifico (“Non posso vivere senza di te, sarei perso, la mia vita sarebbe finita, solo tu mi puoi guarire”).

Un aspetto da rilevare è che anche nell’apparente pentimento, molto difficilmente il violento si assumerà l’intera responsabilità dell’accaduto. Pur dichiarando il proprio rincrescimento e mostrando contrizione, tenterà sempre di insinuare l’idea che lei non avrebbe dovuto provocarlo, sfidarlo, comportarsi in modo scorretto verso di lui.

Il ciclo della violenza è è intrinsecamente manipolatorio, perché non permette di rendersi immediatamente conto di essere in una relazione tossica: lui ha sbagliato, ma poi ha cercato di rimediare, quindi non è cattivo, no? Mi ha insultato, perché in effetti un errore l’ho commesso, però allo stesso tempo mi adora e non mi fa mancare niente. E così si finisce per permanere in una relazione in cui il maltrattamento viene occultato dai comportamenti compensatori della “luna di miele”, che è, naturalmente, strumentale ad avere il controllo, a inibire la possibilità che lei si voglia svincolare.

Nei casi più gravi, quando il manipolatore ha anche tratti antisociali, possiamo finire nel campo della tortura psicologica e del gusto a minare ogni certezza dell’altra, vederla spaventata e disorientata, vederla nel panico e andare da lui per essere rassicurata, perché lui è paradossalmente anche il punto di riferimento affettivo e la fonte di rassicurazione.

Il continuo alternarsi di maltrattamenti e affettività positiva comportano grande confusione e difficoltà per la vittima a decodificare con chiarezza il problema e le sue cause. Il più delle volte la donna sceglierà di continuare a investire nella relazione, sforzarsi di modificare il proprio comportamento fino all’autosacrificio e oltre, fino al totale annullamento di sé, nella speranza che le cose possano funzionare.

Continua a leggere

Servizi per le donne

Servizi per le donne

IL CERCHIO DI BANPO consiste in una serie di servizi dello studio di psicoterapia, specificamente dedicati alle donne, al rafforzamento dell’autostima femminile, al superamento delle conseguenze psicologiche della violenza di genere, al consolidamento della solidarietà tra donne.

“Banpo” era una comunità matriarcale stabilitasi nella valle del fiume Giallo in Cina e risalente a circa 6000 anni fa. Il servizio prende il nome da una delle molte comunità del passato in cui le donne erano protagoniste, proprio per sottolineare l’importanza di un contesto comunitario al femminile per darsi forza e riconoscimento a vicenda.

Approfondimenti

Continua a leggere

Cookies Policy

PERCHE QUESTO AVVISO?

Si tratta di un’informativa che è resa, ai sensi dell’art. 13 e 122 del d.lgs. n. 196/2003 – Codice in materia di protezione dei dati personali, nonché in base a quanto previsto dal Provvedimento generale del Garante privacy dell’8 maggio 2014 a coloro che visiteranno il sito www.elenagrilli.it

DEFINIZIONE DI COOKIE

I cookie sono stringhe di testo di piccole dimensioni che i siti visitati dall’utente inviano al suo terminale (solitamente al browser), dove vengono memorizzati per essere poi ritrasmessi agli stessi siti alla successiva visita del medesimo utente. Nel corso della navigazione su un sito, l’utente può ricevere sul suo terminale anche cookie di siti o di web server diversi (c.d. di “terze parti”); ciò accade perché sul sito web visitato possono essere presenti elementi come, ad esempio, immagini, mappe, suoni, specifici link a pagine web di altri domini che risiedono su server diversi da quello sul quale si trova la pagina richiesta.

FINALITA’ E SCOPI DEI COOKIE

I cookie sono utilizzati per eseguire autenticazioni informatiche, monitoraggio di sessioni e memorizzazione di informazioni specifiche riguardanti gli utenti che accedono al server e di norma sono presenti nel browser di ciascun utente in numero molto elevato. In tale ottica, alcune operazioni non potrebbero essere compiute senza l’uso dei cookie, che in alcuni casi sono tecnicamente necessari.

A titolo esemplificativo, l’accesso ad aree riservate del sito e le attività che possono essere ivi svolte sarebbero molto più complesse da svolgere e meno sicure senza la presenza dei cookie che consentono di identificare l’utente e mantenerne l’identificazione nell’ambito della sessione.

Visita AboutCookies.org per ulteriori informazioni sui cookie e su come influenzano la tua esperienza di navigazione.

TIPI DI COOKIE

Cookie tecnici: sono quelli utilizzati al solo fine di “effettuare la trasmissione di una comunicazione su una rete di comunicazione elettronica, o nella misura strettamente necessaria al fornitore di un servizio della società di informazione esplicitamente richiesto dall’abbonato o dall’utente a erogare tale servizio” (art. 122, I comma, Codice della Privacy). Possono essere suddivisi in cookie di navigazione o di sessione, che garantiscono la normale navigazione e fruizione del sito web (permettendo, ad esempio, di realizzare un acquisto o autenticarsi per accedere ad aree riservate).

Cookie analitici: sono assimilati ai cookie tecnici e sono quelli utilizzati direttamente dal gestore del sito per raccogliere informazioni, in forma aggregata, sugli accessi e numero di utenti e su come questi utilizzano il sito. Perseguono esclusivamente scopi statistici.

Cookie funzionali: sono quelli che permettono all’utente la navigazione in funzione di una serie di criteri selezionati, quali ad esempio la lingua, i prodotti selezionati per l’acquisto, al fine di migliorare il servizio.

Cookie di profilazione: sono quelli volti a creare profili relativi all’utente e sono utilizzati al fine di inviare messaggi pubblicitari in linea con le preferenze manifestate dallo stesso nell’ambito della navigazione in rete.

Cookie di terze parti: nel corso della navigazione sul sito, l’utente potrebbe ricevere sul suo terminale anche cookie di siti o di web server diversi, che sono impostati direttamente da gestori di siti web o servers diversi dal sito. Questi cookie possono essere inviati al browser dell’utente da società terze direttamente dai loro siti web, cui è possibile accedere navigando dal sito. In tali casi, il gestore di questo sito è estraneo alla operatività di tali cookie, il cui invio rientra nella responsabilità di tali società terze.

COOKIES UTILIZZATI IN QUESTO SITO

Il sito utilizza due tipi di cookies: cookies tecnici e cookies di terze parti.

COOKIES TECNICI

l sito utilizza cookies tecnici gestiti direttamente dal sito che non richiedono l’autorizzazione degli utenti.

COOKIES DI TERZE PARTI

Il sito si può avvalere di elementi (immagini, mappe, suoni, specifici link a pagine web di altri domini, ecc.) che risiedono su server diversi dal presente sito. Questi cookies richiedono l’approvazione degli utenti.
Ricorda che se prosegui nella navigazione accetti questi cookies.

In particolare il sito utilizza i seguenti cookies di terze parti:

Google Analytics

Il sito si avvale del servizio Google Analytics della società Google, Inc. (di seguito “Google”) per la generazione di statistiche sull’utilizzo dei siti web; Google Analytics utilizza cookie (non di terze parti) che non memorizzano dati personali. Le informazioni ricavabili dai cookie sull’utilizzo del sito web da parte degli utenti (compresi gli indirizzi IP) verranno trasmesse dal browser dell’utente a Google, con sede a 1600 Amphitheatre Parkway, Mountain View, CA 94043, Stati Uniti, e depositate presso i server della società stessa. In particolare, di seguito trovi i cookies utilizzati da Google Analytics:

Nome del Cookie Durata
__utma 2 anni
__utmb 30 minuti
__utmc Sessione
__utmt 10 minuti
__utmz 6 mesi
_ga 2 anni
_gat 10 minuti

Utilizzando il sito si acconsente al trattamento dei propri dati da parte di Google per le modalità e i fini sopra indicati.

Secondo i termini di servizio in essere, Google utilizzerà queste informazioni, in qualità di titolare autonomo del trattamento, allo scopo di tracciare e esaminare l’utilizzo del sito web, compilare report sulle attività del sito ad uso degli operatori del sito stesso e fornire altri servizi relativi alle attività del sito web, alle modalità di connessione (mobile, pc, browser utilizzato etc.) e alle modalità di ricerca e raggiungimento delle pagine web di questo sito. Google può anche trasferire queste informazioni a terzi ove ciò sia imposto dalla legge o laddove tali terzi trattino le suddette informazioni per conto di Google.

Per consultare l’informativa privacy della società Google, relativa al servizio Google Analytics, si prega di visitare il sito Internethttp://www.google.com/intl/en/analytics/privacyoverview.html.

Per conoscere le norme sulla privacy di Google, si invita a vistare il sito Internethttp://www.google.com/intl/it/privacy/privacy-policy.html.

I cookie di monitoraggio possono essere disabilitati senza nessuna conseguenza sulla navigazione dei siti web: per disabilitarli si veda la sezione successiva “SITI WEB E SERVIZI DI TERZE PARTI”.

Social Media

Questa tipologia di cookie integra funzionalità sviluppate da terzi all’interno delle pagine del Sito come le icone e le preferenze espresse nei social network. Un esempio sono i “social plugin” per Facebook, Twitter, Google+ e LinkedIn. Si tratta di parti della pagina visitata generate direttamente dai suddetti siti ed integrati nella pagina del sito ospitante. L’utilizzo più comune dei social plugin è finalizzato alla condivisione dei contenuti sui social network.

La presenza di questi plugin comporta la trasmissione di cookie da e verso tutti i siti gestiti da terze parti. La gestione delle informazioni raccolte da “terze parti” è disciplinata dalle relative informative cui si prega di fare riferimento. Per garantire una maggiore trasparenza e comodità, si riportano qui di seguito gli indirizzi web delle diverse informative e delle modalità per la gestione dei cookie.

Facebook informativa: https://www.facebook.com/help/cookies/

Twitter informative: https://support.twitter.com/articles/20170514

Linkedin informativa: https://www.linkedin.com/legal/cookie-policy

Google+ informativa: http://www.google.it/intl/it/policies/technologies/cookies/

Facebook (configurazione): accedere al proprio account. Sezione privacy.

Twitter (configurazione): https://twitter.com/settings/security

Linkedin (configurazione): https://www.linkedin.com/settings/

Google+ (configurazione): http://www.google.it/intl/it/policies/technologies/managing/

Pinterest: https://it.pinterest.com/allrecipes/cookie-recipes

SITI WEB E SERVIZI DI TERZE PARTI

Il sito potrebbe contenere collegamenti ad altri siti web che dispongono di una propria informativa privacy.

Il sito www.elenagrilli.it e il suo amministratore non hanno alcun controllo sui cookies che vengono utilizzati da terze parti quindi per approfondire il tema si consiglia di consultare le politiche della privacy di queste terze parti così come le opzioni per disattivare la raccolta di queste informazioni.

È possibile negare il consenso all’utilizzo dei cookies selezionando l’impostazione appropriata sul proprio browser: la navigazione non autenticata sul sito sarà comunque disponibile in tutte le sue funzionalità.

Si forniscono di seguito i link che spiegano come disabilitare i cookies per i browser più diffusi.

Ulteriori informazioni sulla disabilitazione dei cookies su Firefox;

Ulteriori informazioni sulla disabilitazione dei cookies su Chrome;

Ulteriori informazioni sulla disabilitazione dei cookies su Internet Explorer;

Ulteriori informazioni sulla disabilitazione dei cookies su Safari;

Ulteriori informazioni sulla disabilitazione dei cookies su Opera;

Se desideri eliminare i files cookies eventualmente già presenti sul tuo computer, leggi le istruzioni del tuo browser cliccando sulla voce “Aiuto” del relativo menu.

In questo sito usiamo solo cookies tecnici che non richiedono l’approvazione dell’utente.

  • 1
  • 2